• Via Carmelitani 10/C, 34136 Trieste TS
  • info@ascuolacondaffi.it
  • 335 81 62 100

Chi sono e cosa faccio

Chi sono e cosa faccio

Ciao, sono Elena Sorini, Medico Veterinario Esperto in comportamento animale, e da sempre mi sono a cuore i problemi comportamentali e l'educazione cinofila dei proprietari per orientarli verso una corretta relazione con il loro animale e per prevenire problemi futuri.

Nel mio percorso è stato determinante l'aiuto della mia Daffi, la mia /maestra di vita/ canina, che mi ha illuminato e fatto crescere, orientandomi verso la mia strada professionale.

In seguito è comparso Chicco, il suo piccolo sosia che mi ha accompagnato nel mondo delle patologie comportamentali.

La visita comportamentale non è una semplice visita veterinaria bensì include lo studio della psicologia del cane e della famiglia, nonché della relazione instauratasi. Poi a casa il lavoro continua nell'analisi del caso e nel trovare le terapie adeguate al caso.

La visita comportamentale non risolve il problema all'istante, perchè il sistema ha bisogno di tempo per cambiare e perchè spesso i casi arrivano ormai "all'ultima spiaggia", cioè quando è ormai molto più difficile lavorarci, visto che in genere prima son stati consultati addestratori, "dottor google" e quant'altro ma non la persona giusta subito.

La visita comportamentale dura in genere un’ora e mezza o due, ma a volte anche di più; prevede un costo orario sia in ambulatorio che a domicilio.

Chi è il Medico Veterinario Comportamentalista (MVEC), ovvero Esperto in medicina comportamentale?

Logo FNOVI

E' un medico veterinario che ha seguito un particolare percorso (corsi di formazione, master universitari, scuole di specialità) grazie al quale, in base alle credenziali acquisite, viene riconosciuto dalla FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) come ESPERTO IN MEDICINA COMPORTAMENTALE.

Il suo ruolo è molto importante sia nella prevenzione di eventuali problemi comportamentali e possibili episodi di aggressività, che nel percorso riabilitativo vero e proprio, svolto in collaborazione con un istruttore formato adeguatamente nelle patologie comportamentali.

La visita del MVEC dura almeno un'ora e mezza e serve per comprendere a pieno la vita dell'animale in questione (cane, gatto o coniglio, se non pappagallo o furetto), la relazione creata con la famiglia, le eventuali anomalie presenti. Ricordo che la visita serve per valutare l'animale e per giungere ad una diagnosi. Si potranno dare delle indicazioni di base iniziali, ma in ogni caso bisognerà seguire un percorso. E' molto importante intervenire subito quando subentra il problema. In ogni caso la visita è l'inizio dell'intervento riabilitativo, e in nessun caso risolve subito il problema.

Giovannino

Per quanto riguarda i nostri piccoli amici felini è importante rivolgersi subito al MVEC in caso di eliminazione inappropriata, di aggressività verso conspecifici o le persone, specie se comparsa improvvisamente. In questo caso, in paricolar modo, è importante intervenire subito, perchè i gatti sono pazienti molto difficili.

Nel cane ci sono dei campanelli d'allarme che fanno subito pensare a problemi di iperattività (morso non inibito, cane che non dorme mai), di deprivazione sensoriale (cane fobico che scappa, morde o è depresso), di competizione con gli esseri umani o con altri suoi simili (cane che morde per far valere le sue ragioni). Questi campanelli si possono evincere già in una normale visita di controllo, anche da cucciolo, nel qual caso sarebbe bene che il medico curante riferisca il caso al MVEC. Stessa cosa se un educatore/istruttore si accorge che ci possa essere un qualche problema nel suo allievo.

E' di fondamentale importanza sia la collaborazione tra educatore cinofilo e MVEC nell'ottica di prevenzione di patologie comportamentali, che quella con l'istruttore cinofilo durante il percorso riabilitativo. Infatti il MVEC emette una diagnosi e prescrive delle macroaree in cui l'istruttore saprà lavorare a seconda del caso.

Fondamentale è il percorso pratico effettuato quando al cane è stato prescritto un farmaco, poiché solo l'associazione tra terapia comportamentale e farmacologica produrrà gli effetti desiderati…. Insomma, non esiste una pillola magica! Alla base di tutto ciò ci deve essere la compliance con i proprietari e la loro volontà di cambiare aiutando il cane nel suo percorso. E' importante informare sempre il medico veterinario di come prosegue la terapia, anche se si utilizzano Fiori Australiani, Fiori di Bach o rimedi di Omotossicologia.

Logo SIACR

Ecco che l'istruttore cinofilo, a mio avviso, in quest'ottica sarebbe più corretto chiamarlo riabilitatore cinofilo o cinoterapeuta. Da poco è appena nata una scuola per RIABILITATORI CINOFILI della SISCA (Società Italiana di Scienze Comportamentali Applicate), all’interno della SIACR (scuola italiana attività cognitivo relazionali) SCIVAC, la società culturale italiana veterinari per animali da compagnia. questa scuola ha un indirizzo cognitivo-relazionale-sistemico e forma istruttori riabilitatori sisca (irs) che andranno a collaborare con i veterinari esperti in comportamento.

Il lavoro che vien fatto ricalca l'impostazione in medicina umana, dove lo psichiatra emette una diagnosi e prescrive una terapia, meglio se complice con lo psicoterapeuta che segue il paziente nel percorso psicologico.

Ambulatorio: Elena Sorini e Lampo

Purtroppo ultimamente noto una crociata contro i veterinari comportamentalisti da parte di alcuni settori della cinofilia: attenzione, il veterinario comportamentalista non è un dispenser di farmaci, bensì valuta attraverso un'accurata anamnesi e diagnosi se è o non è il caso di prescrivere un farmaco comportamentale. Naturalmente l'obiettivo non è quello di rendere l'animale sedato e inconsapevole del mondo che gli sta attorno, come purtroppo tanti credono.
Questa opinione è nata dall'uso dei primi psicofarmaci e dal meccanismo di azione di alcuni più moderni, i quali inizialmente potrebbero provocare sonnolenza e scarso appetito. In questo caso il proprietario dovrà subito informare il MVEC che valuterà se sia meglio abbassare la dose o aver pazienza finchè il farmaco non faccia effetto a pieno regime (una settimana o al massimo due). In fin dei conti in questo caso si parla di un farmaco che aiuta ad apprendere meglio nuovi comportamenti proprio perchè stimola addirittura la nascita di nuovi neuroni!
Il MVEC può prescrivere anche soltanto rimedi omeopatici o fitoderivati, integratori o feromoni, a seconda del caso.

Logo SISCA

In Medicina comportamentale e Cinofilia ci sono varie scuole ed orientamenti. Per tutti comunque è valida la regola che lo scopo della terapia farmacologica è rendere il cane ricettivo alla terapia comportamentale (che ci deve essere!) per poi nel tempo togliere il farmaco ma mantenere il nuovo comportamento appreso. Ecco che dare solo la pillola non serve, o addirittura peggiora la situazione poiché il cane apprende più facilmente e quindi può imparare nuovi comportamenti negativi oppure stabilizzare quelli vecchi indesiderati. Altresì sbagliato è smettere di fare la terapia riabilitativa che, per inciso, non la fa un educatore bensì un istruttore/riabilitatore che è preparato in merito.
Purtroppo non c'è un controllo sugli educatori/istruttori/addestratori, ma nemmeno sulla dispensazione dello psicofarmaco da parte dei veterinari. Così qualunque veterinario lo può prescrivere senza conoscere bene modalità d'azione, effetti collaterali, controindicazioni, interazioni, modalità di svezzamento: leggerlo solo sul prontuario o sui libri purtroppo non basta, è necessaria l'esperienza. Proprio per tutelare il cliente ed evitare che si rivolga ad un veterinario "generico" esiste un elenco degli Esperti in Medicina Comportamentale della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) e della SISCA.

Per quanto riguarda il percorso educativo o riabilitativo, ci sono varie possibilità. Importante che l'animale sia seguito da una persona competente che non sostenga le solite teorie "il cane è dominante", "il cane va dominato con la forza" o, ancora, "il proprietario deve essere un capobranco autoritario"!

Come ho sopra detto, ci sono tante impostazioni; dai recenti studi in psichiatria umana e nelle neuroscienze è emersa una nuova impostazione della medicina comportamentale: quella cognitiva zooantropologica.

Facciamo un passo indietro.

Dovete sapere che nello studio del comportamento animale ci sono state 3 scuole fondamentali: la behaviorista anglosassone (Skinner), che si basa sui condizionamenti del cane (semplici associazioni stimolo-risposta); quella psicoenergetica di lorenziana memoria, che "sfoga gli istinti" (la consumazione delle pulsioni, dell'energia); quella francese del dott. Pageat. Quest'ultima aveva iniziato ad ammettere che il cane ha una mente e prova delle emozioni. Solo recentemente si son approfonditi gli studi in merito, grazie anche all'evoluzione della pedagogia applicata al cucciolo e agli studi di come funziona la mente del cane mediante risonanza magnetica funzionale e studi sul campo.

Il tartufo di Daffi

Io seguo il metodo socio-cognitivo-relazionale della novella Scuola Italiana di Medicina Comportamentale, che si basa sulla valorizzazione della relazione dell'unità sistemica e sul suo riequilibrio.

L'approccio è cognitivo: significa che l'animale ha una Mente, e il comportamento è l'espressione del suo stato mentale. Il cane ha delle sue rappresentazioni del mondo, è in grado di ragionare e di effettuare delle scelte consapevoli, ha una sua autostima ed autoefficacia, è dotato di componenti posizionali (arousal, assetto emozionale, motivazioni) ed elaborative (rappresentazioni, funzioni logiche, metacomponenti cognitive quali attivazione cognitiva (attenzione, concentrazione), metacognizione (controintuizione, analisi), memoria). In definitiva il cane ha le nostre stesse dotazioni mentali e il suo sviluppo mentale può essere paragonato a quello di un bambino di tre anni circa. Non parliamo, quindi, di vari livelli di intelligenza, bensì di varie tipologie proprie di ogni specie.... le "Intelligenze plurime" (dal titolo del libro del prof. Roberto Marchesini).

Quindi l’animale, grazie all’esperienza dell’apprendimento, si crea rappresentazioni che non producono automatismi bensì vanno ad arricchire la sua struttura comportamentale, dotandola di nuovi strumenti di conoscenza e allargando il suo piano prossimale d’esperienza (fronte esperienziale).

Nel mio lavoro la parte riabilitativa si avvale di una terapia comportamentale cognitivo-zooantropologica che si basa sulla compliance dell'unità sistemica, la quale viene avviata verso un processo di cambiamento attivo, assieme all'animale. Se necessario viene usato uno psicofarmaco, tenendo conto che soltanto l'associazione tra questo e la terapia comportamentale può avere una reale efficacia.

E per finire, il mio curriculum vitae

Dott.ssa Elena Sorini